domenica 25 ottobre 2009

Choose life!


Tanto per continuare con la saga dei monologhi, ve ne propongo subito un altro...tratto da una "perla" degli anni '90. Dedicato a Fede che e' una delle poche persone ad aver ammesso di leggere il mio blog.
Benche' il titolo del mio post sia "choose life"...no...non si tratta di quel monologo a cui state pensando voi...anche se il film (e il libro da cui e' tratto) e' lo stesso. Solo che, il monologo che vi propongo io, attualmente... mi rispecchia un po' di piu'...

Enjoy!

"La verità è che sono cattivo, ma questo cambierà, io cambierò, è l'ultima volta che faccio cose come questa, metto la testa apposto vado avanti rigo dritto, scelgo la vita. Già adesso non vedo l'ora, diventerò esattamente come voi: il lavoro, la famiglia, il maxitelevisore del cazzo, la lavatrice, la macchina, il cd e l'apriscatole elettrico, buona salute, colesterolo basso, polizza vita, mutuo, prima casa, moda casual, valigie, salotto di tre pezzi, fai da te, telequiz, schifezze nella pancia, figli, a spasso nel parco, orario d'ufficio, bravo a golf, l'auto lavata, tanti maglioni, natale in famiglia, pensione privata, esenzione fiscale, tirando avanti lontano dai guai, in attesa del giorno in cui morirai".

(Trainspotting - Irvine Welsh)

martedì 20 ottobre 2009

An anonymous love letter...

This morning, I was set on the metro... Victoria line from Brixton to Oxford Street tube station, like almost every day. I just started my new lecture, who will keep me company for the next months on my tube and bus travels, around London: "Il buddah delle periferie" by Hanif Kureshi. It's in Italian...I should read in English, I know... but I had any "virgin book" at home this morning...and no enough time to go and borrow something from the library. So I opted for this one, which is, also, a gift from a good friend of mine. Anyway...sorry...that's not the point of my post...

I was set, next to the door, still sleepy and absorbed with my lecture...when I noticed next to mee, a guy, on his 30s... holding a piece of paper in his hand. His eyes were red and his face was completely covered by his long hair... I couldn't see much of his expression...

The piece of paper was fully written, by a very fancy hand-writing. It started with these words: "If you are reading this letter, it means that it's Tuesday the 20th of October. And it means that I won't be with you anymore..."

The long letter was going on for both sides... I couldn't read all, of course I couldn't...! But the few sentences I could spy, were such desperate and sincere words by a girl totally in love with a guy, that she had been obliged to leave, no one knows for which reason.

Looking through the lines, I could read how detailing she described the way how they were used to have breakfast together...and how she was going to miss all that, so much.

We arrived at Oxford Street tube station...I had to get off... I put aside my book (which I honestly didn't read much...). The guy dried his cheeks with his hand, put the letter back inside the envelope and hid it inside the pocket of his coat. He left the train behind me...ready to start another day.

It really seems like a déjà-vu to me.

Sorry guys, I thought it was the right post to re-open my blog again.

Keep on following me on MAZ! I'm back now. I swear you.

Martina

martedì 18 agosto 2009

here...

I'm alive... almost...

no panic... I'll be back soon!!

lunedì 30 marzo 2009

Un po' di sana rabbia mattutina...


Scusatemi, so che ormai é una vergogna parlare di questo "coso" come di un blog, in quanto i post non diventano solo sempre più sporadici, bensí sempre piú insignificanti... (Si chiama "blocco dello scrittore", tranquilli... anche Shakespeare lo ha avuto...dice...)

Comunque...notwithstanding this... dato che ieri mi sono rivista alcuni spezzoni della 25ª ora e mi sono svegliata un po'irosa e stizzita... vi appiccico qua quel grande sproloquio fatto dal bel Edwar Norton (god bless him!) nei panni di Monty, sperando di fare arrabbiare anche un po' voi... :)

« Sì, vaffanculo anche tu. Affanculo io? Vacci tu!
Tu e tutta questa merda di città e chi la abita.
In culo ai mendicanti che mi chiedono soldi e che mi ridono alle spalle. In culo ai lavavetri che mi sporcano il vetro pulito della macchina.

In culo ai Sikh e ai pachistani che vanno per le strade a palla con i loro taxi decrepiti, puzzano di curry da tutti i pori. Mi mandano in paranoia le narici. Aspiranti terroristi! E rallentate, cazzo!

In culo ai ragazzi di Chelsea con il torace depilato e i bicipiti pompati, che se lo succhiano a vicenda nei miei parchi. E te lo sbattono in faccia su Gay Channel.
In culo ai bottegai coreani con le loro piramidi di frutta troppo cara, con i loro fiori avvolti nella plastica. Sono qui da dieci anni e non sanno ancora mettere due parole insieme.

In culo ai russi di Brighton Beach. Mafiosi e violenti, seduti nei bar a sorseggiare il loro tè, con una zolletta di zucchero tra i denti. Rubano, imbrogliano e cospirano. Tornatevene da dove cazzo siete venuti!

In culo agli ebrei ortodossi, che vanno su' e giù per la quarantasettesima, nei loro soprabiti imbiancati di forfora, a vendere diamanti del Sudafrica dell'apartheid.

In culo agli agenti di Borsa di Wall Street, che pensano di essere i padroni dell'universo. Quei figli di puttana si sentono come Michael Douglas-Gordon Gekko e pensano a nuovi modi per derubare la povera gente che lavora. Sbattete dentro quegli stronzi della Enron a marcire per tutta la vita. E Bush e Cheney non sapevano niente di quel casino? Ma fatemi il cazzo di piacere! In culo alla Tyco, alla ImClone, alla Adelphia, alla WordCom!

In culo ai portoricani, venti in una macchina, e fanno crescere le spese dell'assistenza sociale. E non fatemi parlare di quei pipponi dei dominicani! Al loro confronto i portoricani sono proprio dei fenomeni.

In culo agli italiani di Bensonhurst, con i loro capelli impomatati, le loro tute di nylon, le loro medagliette di Sant'Antonio. Che agitano la loro mazza da baseball firmata Jason Giambi sperando in un'audizione per I Soprano.

In culo alle signore dell'Upper-East Side, con i loro foulard di Herme e i loro carciofi di Balducci da 50 dollari, con le loro facce pompate di silicone, truccate, laccate e liftate: non riuscite ad ingannare nessuno vecchie befane.

In culo ai negri di Harlem. Non passano mai la palla, non vogliono giocare in difesa, fanno cinque passi per arrivare sotto canestro, poi si girano e danno la colpa al razzismo dei bianchi. La schiavitù è finita centotrentasette anni fa. E muovete le chiappe, è ora!

In culo ai poliziotti corrotti che impalano i poveri cristi e li crivellano con quarantuno proiettili nascosti dietro il loro muro d'omertà. Avete tradito la nostra fiducia!

In culo ai preti, che mettono le mani nei pantaloni di bambini innocenti. In culo alla chiesa, che li protegge non liberandoci dal male. E dato che ci siamo, ci metto anche Gesù Cristo. Se l'è cavata con poco. Un giorno sulla croce, un weekend all'inferno, e poi gli alleluia degli angeli per il resto dell'eternità. Provi a passare sette anni nel carcere di Otisville.

In culo a Osama Bin Laden, a Al Qaeda e a quei cavernicoli retrogradi dei fondamentalisti di tutto il mondo. In nome delle migliaia di innocenti assassinati, vi auguro di passare il resto dell'eternità con le vostre settantadue puttane ad arrostire a fuoco lento all'inferno. Stronzi cammellieri con l'asciugamano in testa, baciate le mie nobili palle irlandesi!

In culo a Jacob Elinski, lamentoso e scontento.
In culo a Francis Slaughtery, il mio migliore amico, che mi giudica con gli occhi incollati sulle chiappe della mia ragazza.
In culo a Naturelle Riviera, le ho dato la mia fiducia e mi ha pugnalato alla schiena: mi ha venduto alla polizia... maledetta puttana.
In culo a mio padre con il suo insanabile dolore, che beve acqua minerale dietro al banco del suo bar, vendendo whisky ai pompieri e inneggiando ai Bronx Bombers.

In culo a questa città e a chi ci abita. Dalle casette a schiera di Astoria agli attici di Park Avenue, dalle case popolari del Bronx ai loft di Soho, ai palazzoni di Alphabet city alle case di pietra di Park Slope e a quelle a due piani di Staten Island.
Che un terremoto la faccia crollare. Che gli incendi la distruggano. Che bruci fino a diventare cenere, e che le acque si sollevino e sommergano questa fogna infestata dai topi.

No. No, in culo a te, Montgomey Brogan. Avevi tutto e l'hai buttato via, brutta testa di cazzo! »